Stacy's home.

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  1. MrsMonteith.
     
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    Arrivo a casa cinque minuti prima del solito e mi fiondo in camera mia con uno scatolone mettendoci dentro dei peluches poggiati sul letto. Prendo dalla sedia la mia vestaglia rosa e i miei pantaloncini viola a pois e metto anche quelli al suo interno.
    Una volta fatte sparire tutte le cose imbarazzanti dalla mia camera, sono pronta a rinchiudere lo scatolone nello sgabuzzino.
    Ogni ragazza ha il proprio lato infantile. Non che io mi vergogni di me stessa, ma pensiamoci; il ragazzo che mi piace no, il ragazzo per cui provo... Insomma! Un ragazzo con un Quoziente Intellettivo di gran lunga superiore alla media verrà a casa mia, in camera mia, ed io non posso di certo fargli trovare dei peluches.
    Finito di fare questo, vado ad occuparmi di un'altra faccenda, un altro problema; mia madre.
    Le faccio promettere di non interromperci durante le ricerche, e sebbene lei giuri solennemente, sono convinta che dopo almeno quindici minuti dal suo arrivo farà la sua comparsa.
    Prendo il cellulare e guardo l'ora.
    15:47
    Accidenti!
    Tredici minuti prima dell'ora X realizzo di non essermi ancora cambiata. Nel mio armadio non ho nulla di pericolosamente lontanamente elegante, ma i soliti maglioncini e le solite gonne; perciò opto per il solito abbigliamento della Gwen Stacy che è riuscita a farsi chiedere da Peter Parker di lavorare insieme per un progetto scolastico. E poi dobbiamo solo studiare.
    Maglioncino blu notte, gonna grigia scura.
    15:52
    Sciolgo i miei capelli e li rilego subito in una coda di cavallo alta, mettendo poi un cerchietto nero.
    Ormai manca poco, ma se c'è una cosa che odio è non fare niente. Per cui prendo un libro di testo, mi siedo sul mio letto e comincio a leggere, anche se non con molta concentrazione.
    Ma poi sento bussare sul vetro della mia finestra. Alzo gli occhi verso di questa e quasi mi metto ad urlare.
    Peter.
    Mi alzo dal letto e vado ad aprirgli.
    Peter... Cosa... Come...
    Guardo prima lui poi le scale antincendio.
    Sai, le case godono di una formidabile e comodissima arredazione; la porta.
    L'assurdità della situazione riesce a strapparmi una risata. Indietreggio di qualche passo per permettergli di entrare.
    Ma come hai fatto?
    Chiedo ancora, -questa volta formulando bene la domanda-, non riuscendo a trovare alcuna spiegazione per ciò.
     
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  2. S p i d e y .
     
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    Quando le ante della finestra si aprono è come assistere all'apertura dei cancelli del paradiso. Ed è proprio l'angelo che speravo di incontrare ad aprire i battenti. Non smetterò mai di paragonare Gwen ad un angelo.
    Lei è di fronte a me, avvolta nella lana del suo maglioncino blu mentre mi guarda stupita.
    Oh beh, io..
    Guardo prima lei e poi la grata. Un tempo avrei avuto paura di quell'altezza, adesso è una cosa che mi fa sentire bene. Entro con l'agilità di un felino senza fare il benché minimo rumore. Il mio senso del tatto mi ricorda che in mano, dietro la schiena, ho un mazzo di fiori per lei. Le porgo l'intreccio di steli, colori e profumi e mi sento avvampare il viso.
    Emh.. questi sono per te.
    Solo ora mi rendo conto della romanticità del momento e mi aggrappo al primo, disperato tentativo di uscirne fuori.
    Bella camera.
    Mi sfilo lo zaino dalle spalle e osservo la camera. È tutto così dannatamente femminile. Non dovrei sorprendermi, ma l'ordine di questa stanza mi lascia di stucco. I cuscini sul letto sono sistemati in modo simmetrico, i libri in libreria sono stati sistemati in ordine alfabetico e ordinati seguendo la data di pubblicazione di ciascuno.
    Mi fermo quando vedo appeso su un muro un quadro contenente la foto di una piccola bambina bionda. Sorrido e indico il quadro per poi voltarmi verso di lei.
    Sei tu? Eri bellissima. Cioé, lo sei anche adesso. Oh dio, non fraintendere volevo solo..
    Peter Benjamin Parker, se non ti stai zitto la prossima volta ti uccido.
     
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  3. MrsMonteith.
     
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    L'agilità con cui scavalca la finestra mi sorprende non poco. Durante le ore di educazione fisica lui non non ha mai partecipato ad alcuna attività; si prendeva pallonate in faccia da diverse persone...
    In quei pochi secondi che ha impiegato per entrare in camera mia ho avuto davanti a me un Peter Parker diverso, non quello impacciato e timido che gira per i corridoi della scuola.
    Non finirai mai di sorprendermi.
    Sorrido grattandomi una guancia, e subito dopo mi porge la conferma a quello che avevo appena detto.
    Oh, Peter, sono bellissimi... Non dovevi.
    Le mie labbra si aprono in un altro sorriso e le mie mani vanno verso le sue, sfiorandole per prendere il mazzo di fiori.
    Sei stato molto carino.
    Come volevasi dimostrare, non sapevo cos'altro dire. Il silenzio e l'imbarazzo avevano avviluppato la mia camera.
    E come se tutto ciò non fosse già abbastanza difficile da sopportare, Peter mi fa notare un elemento nella mia stanza che avevo dimenticato di mettere all'interno dello scatolone.
    E dice che ero bellissima. E dice che sono bellissima.
    E il mio cuore minaccia di uscirmi dal petto.
    Oddio no, è imbarazzante.
    Come se fosse solo quello ad esserlo.
    Ridacchio nervosamente portandomi una mano davanti al volto.
    ...vado a riempire d'acqua un vaso, tu nel frattempo fai come se fossi a casa tua.
    Quella pausa riesce a farmi tornare il battito cardiaco regolare e a calmarmi.
    Torno in camera mia con il mazzo di fiori all'interno di un vaso di coccio bianco e lo poggio sul tavolo.
    Che ne dici di cominciare?
    Peter è a casa mia per un solo motivo; lo studio. E allora che si inizi a studiare.
    Prendo il suo zaino e lo poggio su una poltrona bianca, vicino alla mia borsa, e infine avvicino due sedie al tavolo e prendo posto su una di queste, accavallando le gambe.
     
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  4. S p i d e y .
     
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    Una volta zia May mi raccontò che alle elementari ero infatuato per una ragazzina bionda, mia compagna di scuola. Una sera ero intento a scriverle una poesia su un foglio tutto colorato con i pastelli e quando lei mi chiese per chi era io le risposi che era per la ragazza più bella di tutto il mondo, un angelo caduto dal cielo.
    Con il tempo ho capito che quella ragazzina che portava due codine bionde era proprio Gwen. Il mio angelo.
    No. Cosa sto dicendo? È solo la mia compagna per il progetto.
    Quando lei esce dalla camera faccio un lungo sospiro e raddrizzo la schiena che quasi per abitudine mi si incurva da sola.
    Guardo la finestra e penso che farei ancora in tempo a scappare. Farei ancora in tempo a non fare figuracce. Farei ancora in tempo a non ricapitare in situazioni imbarazzanti.
    Ma poi entra Gwen che si siede su una sedia pronta a cominciare. Mi siedo vicino a lei e mi sento morire, perché poche sono le volte in cui noi due siamo così vicini.
    Okay, allora, credo sia il capitolo quattordici.
    Prendo il libro e lo apro al capitolo quattordici.
    Apparato riproduttivo.
    No, okay, non è decisamente questo.
    Scoppio a ridere nonostante quel capitolo mi metta in imbarazzo. Non so perché, ma è quei pochi casi in cui la scienza mi imbarazza.
    Okay, ecco, capitolo quindici.
    Ogni tanto il mio sguardo si alza per guardarla impegnarsi mentre lavora. Il poco spazio fra noi mi fa venire caldo e mi fa mancare l'aria. Il modo in cui ha le gambe accavallate mi distrae dal Parkinson.
    Scuoto leggermente la testa cercando di non farmi vedere da Gwen. Odio quei momenti in cui la pubertà e i suoi ormoni giocano brutti scherzi.
    Allora, il Parkinson è..
    E comincio a spiegare, cercando di allontanare il desiderio carnoso di averla ancora più vicino.
     
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  5. MrsMonteith.
     
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    Peter prende il libro e comincia a sforgliarlo, fermandosi al capitolo quattordici: Apparato Riproduttivo. Sposto lo sguardo su di lui e abbasso immediatamente la testa, scoppiando a ridere. Porto entrambe le mani davanti alla mia bocca, socchiudendo gli occhi e respirando profondamente. Il suo cambiamento improvviso di espressione mi aveva fatta morire.
    Scusami, è che... La tua faccia...
    Decido di non andare avanti, ma di fermarmi lì.
    Lo studio, Gwen.
    Ogni tanto mi accorgo che mi osserva e mi costringo a non ricambiare il suo sguardo, di non lasciarmi ipnotizzare dai suoi occhi castani che mi guardano come nessuno aveva mai fatto fino ad ora.
    Abbiamo trattato i sintomi, i danni fisici e cerebrali...
    Dico ad alta voce, più per fare un resoconto del progetto che per altro.
    Poggio casualmente lo sguardo sul televisore, proprio nel momento in cui fanno un servizio su Spider-Man.
    Spider-Man.
    Sussurro, dedicando attenzione al servizio.
    Mio padre lo odia; sta cercando in tutti i modi di catturarlo e di sbatterlo in galera; non si da pace.
    Sospiro, portando una mano dietro al collo e stiracchiandomi un poco.
    Ha incaricato a ventisette truppe di catturarlo.
    Continuo senza saperne il motivo. Come se a Peter Parker potesse interessare di Spider-Man.


    sks mio fratello mi ha fottuto il computer e con l'iPod non so scrivere.(?)
    xdonamih
    Si comincia a parlare di Spidey. KIEDIMI KOSA PENXO ABAUT HIIIIM
     
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  6. S p i d e y .
     
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    La sua voce che spiega, i suoi modi di fare, il suo corpo, tutto di Gwen mi attrae più del libro sotto i miei occhi. Ogni tanto mentre parlo mi blocco perché la sua vista mi incanta, ma maschero tutto con qualche colpetto di tosse e riprendo a parlare.
    Quando non capisco una cosa lei me la spiega e ogni tanto faccio finta di non capire solo per sentirla parlare e guardarla negli occhi. Quei benedetti occhi, droga per me.
    Ed ecco che capita quello che non volevo capitasse: Spider-Man diventa il protagonista della nostra conversazione.
    Sono al corrente che il padre di Gwen lo -o meglio, mi- vuole catturare per sbattermi in prigione, ma non riesco a capire perché tutto questo mi stupisca così tanto.
    Con la matita picchietto nervosamente il libro.
    Ah sì? Io penso che Spider-Man sia una brava persona. Un eroe.
    La situazione comincia a scaldarsi e il caldo mi fa mancare l'aria. Mi levo la felpa, rimanendo con una t-shirt bianca. L'aria fresca mi accarezza la pelle e mi sento meglio.
    E tu? Cosa ne pensi di Spider-Man?
    Perché le ho fatto questa domanda? Ho paura. Ho paura della sua risposta.
    Comincio a scarabocchiare su un foglio qualcosa, ma non so cosa. Perché sono così nervoso?
    Forse perché solo adesso mi rendo conto che sono nella casa di colui che mi vuole morto.

    ihihih trankui bsta ke torni su feisbuc
     
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  7. MrsMonteith.
     
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    Ascolto le sue parole e tiro un sospiro di sollievo. Non so perché, ma l'idea che Peter la pensi come tutti gli altri mi preoccupa.
    Cosa penso io?
    Domando per poi rimanere in silenzio, restandoci a lungo. Non so perché lo faccio. Non ho bisogno di pensare a cosa penso riguardo a Spider-Man. Lo so.
    Ma in casa mia non ho mai potuto esprimere un mio vero parere su di lui; mettermi contro mio padre sarebbe stato come scavarsi la propria fossa da soli.
    Penso che sia una brava persona.
    Dico, ma sento che quello che ho detto non basti a esprimere quello che penso di Spider-Man.
    Le persone lo temono solo perché porta una maschera, e lo giudicano perché pensano abbia delle manie di grandezza... Ma io invece penso che sotto la maschera si nasconda una persona ordinaria; come me, come te. Lui è in grado di aiutare le persone e lo fa. E' straordinario. Non gli interessa la fama, il denaro o tutto il resto. Il signor Jameson, il tuo capo, gli va sempre contro. Scrive articoli crudeli sul suo conto, ma lui non si ritira. Continua a fare del bene. E' di certo una persona che vive in due realtà differenti. Vuole solamente tenere queste due vite separate, e lo trovo corretto.
    Poi mi rendo conto di star parlando da parecchio, e che lui nel frattempo non ha aperto bocca.
    Scusami... Ti sto annoiando.
    Socchiudo gli occhi mordendomi un labbro.
    Sono così noiosa, scusa.
    Sono decisa a cambiare argomento, a tornare a pensare al progetto scolastico, ma poi mi sorge un dubbio, voglio fargli una domanda. E Gwen Stacy non sa resistere a certe tentazioni.
    Ma dì un po'... Come fai a scattare foto come quelle a Spider-Man? Nessun altro ci riesce.
    Mi viene spontaneo sorridere. Ho davanti a me un ragazzo perfetto, dalle mille risorse; è attraente, simpatico, intelligente, mi fa sorridere e mi fa sentire speciale con poco.
    Rvolgo la mia attenzione sul suo volto, indugiando per qualche istante di troppo sulle sue labbra.
     
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  8. S p i d e y .
     
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    I miei muscoli tesi si rilassano quando la sento parlare. Pensa che Spider-Man sia una brava persona, pensa che io sia una brava persona.
    Appoggio il mento sul palmo della mano e la ascolto parlare, ogni tanto annuisco quando approvo ciò che dice. Adesso fisso i suoi occhi, adesso le sue labbra che si muovono, adesso il suo modo di gesticolare. Il suo discorso fila, senza mai uscire fuori tema. I nessi logici che lo compongono sono tipici di Gwen Stacy, una ragazza acqua e sapone, intelligente, carina.
    Quando si ferma spalanco gli occhi, poi le sorrido.
    No, tu non mi annoi mai.
    Il mio volto è in fiamme. La felicità nel sapere quello che Gwen pensa di Spider-Man mi ha sicuramente dato alla testa.
    Ma quel momento magico si interrompe quando mi fa quella domanda. Adesso la situazione non è calda, è letteralmente andata in fiamme. Il mio cuore martella contro la gabbia torarica, come se volesse scappare. Scappare, forse è quello che potrei fare. Dire che è ora di cena e che devo andare. Adesso anche la leggera t-shirt che indosso sembra pesante come un maglione invernale.
    Ripendo a picchiettare il libro con la matita.
    Io.. beh, sì.. io uso il teleobbiettivo. Fa foto a lunga distanza..
    Imito con la mia solita goffagine la "lunga distanza" con le braccia.
    La guardo negli occhi. Potrei dirle la verità. Potrei dirle che in realtà io sono Spider-Man e lei potrebbe baciarmi. No, ma cosa dico. Il mio è un segreto e tale deve rimanere.
    Voglio sorridere? Voglio piangere? Voglio rimanere? Voglio scappare?
    Perché quando sto con lei non so mai cosa fare? Perché mi sto riempiendo di domande alle quali non so dare una risposta? Non riesco a pensare a niente.
    Spero solo che non legga nei miei occhi la paura che sto provando adesso.
     
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  9. MrsMonteith.
     
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    Lui spalanca gli occhi e pronuncia quelle parole che mi giungono dolci e armoniose. Amo le sue labbra e il modo in cui si piegano per parlare. Per parlarmi.
    Insomma sei un ragazzo da sposare.
    Mentre pronuncio quelle dichiarazione parole ridacchio, ma non per donare loro una sfumatura ironica. No. Semplicemente perché non so cosa diavolo sto facendo. Ma non posso rimangiarmi quello che ho detto. Poi penserebbe che non lo ritengo un ragazzo sufficientemente in gamba da sposare, e io la penso in un tutt'altro modo. Per cui comincio a pregare affinché lui non dia peso a quello che ho appena detto e cambio discorso.
    Ma improvvisamente sento mancarmi l'ossigeno, la sedia o troppo piccola o troppo poco resistente per sostenere il mio peso che in questo momento mi sembra essere quadruplicato. Tra noi due ci sono stati spesso silenzi imbarazzanti, ma questo è diverso, e forse riesce a sentirlo anche lui.
    Mi alzo di scatto dalla sedia e mi avvicino alla finestra, spalancandola.
    Non senti anche tu caldo?
    Mi porto una mano alla bocca, mordicchiandomi le unghie smaltate da poche ore.
    Forse dovrei rimettermi a sedere vicina a lui, ma per la prima volta da quando mi trovo con lui sento di aver paura. Paura di non riuscire a controllarmi dinnanzi a lui e alla sua persona.
    Mi fai impazzire.
    Decido quindi di non muovermi da dove sono. Posiziono le mani sul davanzale della finestra, respirando con la bocca.
    Sento che mi sta nascondendo qualcosa. Ma cosa?
     
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  10. S p i d e y .
     
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    Mi accorgo che fa più caso al mio "non mi annoi mai" che non alla risposta che le ho dato. Bene, proprio quello che volevo non accadesse.
    E poi pronuncia quella frase. Sento, per l'ennesima volta, il sangue affluirmi sul volto e diventare rosso. Non so perché, non arrossisco quasi mai ma con lei arrossisco praticamente ogni volta che mi parla, ogni volta che mi guarda, ogni volta che mi è vicino.
    Sì, me lo dicono in molte.
    Prima sorrido, poi rido. Non riesco a capire se la mia risata è una risata sincera o una risata isterica.
    Lei si alza di scatto e va verso la finestra e io la guardo allontanarsi di poco. È vicina, ma la sento distante.
    Sì.. fa caldo.
    Non so cosa fare, non so cosa pensare. C'è troppo silenzio, ed è veramente imbarazzante. Ci siamo -o mi sono?- spinti troppo in oltre. I miei muscoli, che prima si erano rilassati, si contraggono di nuovo. Mi alzo e mi infilo la maglietta. La t-shirt sotto di essa è sistamata in un modo che di solito mi infastidisce, ma questa volta non ci faccio caso.
    Beh, se qui abbiamo finito..
    Me la sto dando veramente a gambe? È questo che voglio?
     
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  11. MrsMonteith.
     
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    Rimango immobile per qualche istante.
    Cosa? Come?
    Tutto qui?

    In un certo senso pensavo di avergli inviato un segnale con il mio comportanto e con tutti gli sguardi e i sorrisi che gli rivolgevo. Ma niente. In un secondo ha eliminato ogni motivo per il quale potrei sentirmi in imbarazzo. E fa male rimanere delusa.
    Mi fisso le scarpe e sfoggio un sorriso tanto grande quanto falso.
    Mi volto e con una mano prendo il suo zaino, porgendoglielo. Con l'altra mano gli indico la finestra.
    Prego.
    Non lo guardo più negli occhi. Non so se sono arrabbiata con lui o con me stessa. E' stato lui o sono stata io a darmi inutili speranze?
    L'unica cosa che so è che voglio rimanere sola a guardare la televisione sorseggiando una cioccolata calda.
    Ma d'altronde non posso sentirmi insoddisfatta. L'obiettivo di oggi era quello di fare il progetto con Peter, e ciò è successo. Tutto il resto è irrilevante.
    Ma proprio non riesco a interpretare la parte della ragazza sorridente.
    Peter Parker, il ragazzo che ha il potere di donarmi, ma allo stesso tempo di togliermi il sorriso e il respiro con il minimo gesto.
     
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  12. S p i d e y .
     
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    Riesco quasi sempre a descrivere ogni cosa che provo, ogni mia emozione.
    Questa volta non riesco a descrivere l'esplosione di emozioni che sto provando. Provo di tutto, ma nel contempo non provo niente. Ho un buco allo stomaco e non capisco perché.
    Afferro il mio zaino e cerco il suo sguardo, ma non lo trovo.
    Grazie.
    In due secondi mi ritrovo con i piedi sulla scala antincendio. Alzo lo sguardo e cerco di nuovo il suo sguardo ma ancora una volta senza un risultato. Potrei cadere, perché senza la sicurezza e la stabilità che il suo sguardo mi ha donato per anni neanche i miei poteri da ragno riescono a stabilizzarmi.
    Ci vediamo domani.
    Il mio sorriso è più falso delle lacrime di coccodrillo.
    Me ne vado ma invece di scendere salgo. In poco tempo mi ritrovo sulla cima di un grattacielo a scrutare New York City mentre la bezza serale mi scompiglia i capelli.
    Gwen è solo una compagna di studio, perché sto provando tutte queste emozioni?
    Penso che sia una brava persona.
    Mi rendo conto che ho un disperato bisogno di lei, così indosso la mia tuta da Spider-Man e mi ritrovo a precipitare verso l'asfalto. L'adrenalina si fa sentire sempre più mentre precipito, poi lancio una ragnatela contro un grattacielo e oscillo sfiorando a rasoterra l'asfalto.
    In poco tempo mi ritrovo aggrappato ad una ragnatela a testa in giù, mentre fisso Gwen che beve una cioccolata calda.
     
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  13. MrsMonteith.
     
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    E se ne va, lasciandomi sola e con il cuore trafitto. Non posso puntare più in alto di Flash.
    Porto entrambe le mani sul mio volto e trattengo il fiato.
    Sei uno stupido Peter Parker.
    Sbuffo e prendo il mio portatile, accendendolo e rimanendo a fissare il desktop a lungo senza guardarlo davvero.
    La fotografia dell'università di Oxford mi ricorda quali siano i miei doveri; pensare solo allo studio. Niente distrazioni.
    Eppure lui riesce sempre a confondermi.
    Mi scrocchio le dita e mi alzo, dirigendomi in cucina e preparandomi quella cioccolata calda di cui avevo tanto bisogno.
    Torno in camera mia e mentre sorseggio il contenuto della tazza apro youtube facendo partire una canzone.
    Non è molto da me; di solito utilizzo il computer per lo studio, ma già so che non riuscirei a concentrarmi per più di due minuti. Non so perché ma mi torna in mente Spider-Man, e mi viene spontaneo guardare verso la finestra. Mi piacerebbe potermi buttare da un palazzo senza aver paura di precipitare, sentirsi invincibili. Dev'essere così piacevole...
    Sento improvvisamente il desiderio di prendere un po' d'aria fresca, così senza bloccare la musica esco dalla mia stanza e mi diriggo in terrazza, respirando di sollievo al sentire i miei capelli scompigliati dal vento.
     
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  14. S p i d e y .
     
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    Mi sono levato la maschera per riuscire a vederla bene. Il sangue mi sta defluendo al cervello ma non m'importa.
    Non capisco perché provo tutto questo. Non capisco il vuoto che mi sento accrescere dentro da quando sono uscito dalla camera di Gwen.
    Ho letto molte infatuazioni nelle pagine dei libri. Ma chi era infatuato non ha mai provato quello che sto provando io adesso. Spalanco gli occhi quando mi accorgo che non sono semplicemente infatuato.
    Non può essere possibile. Insomma, non ci conosciamo per niente e.. o meglio, io so tutto di lei. Sono anni che la seguo, anni che la fotografo..
    Ed è proprio in quel momento che Gwen apre la finestra ed esce fuori. Nella velocità del momento mi butto sul muro adiacente alla finestra di Gwen. Cerco di non fare il benché minimo rumore, cerco di respirare piano. Spero non si sentano le martellate che sono i battiti del mio cuore.
    E poi accade. La maschera scivola dalle mie mani e cade per terra.
    Non sento più battere il mio cuore.
     
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  15. MrsMonteith.
     
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    Proprio nel momento in cui sto per girarmi e rientrare in casa, sento qualcosa di leggero cadere a terra. Sposto lo sguardo su di esso, e quasi mi prende un colpo.
    Mi guardo intorno, in alto, in basso.
    È impossibile.
    Deve trattarsi per forza di uno scherzo di qualcuno.
    C'è qualcuno?
    Domando, e poi rimango in silenzio per vedere se riesco a sentire qualcosa, qualche rumore.
    Non riesco a capire se ho paura o no.
    Mi chino sulla maschera e l'afferro, tastandola.
    È uguale alla sua. Non può trattarsi di una semplice riproduzione.
    E poi decido di crederci.
    Mio padre è il capitano Stacy... Scappa prima che ti veda!
    Dico ad alta voce senza neppure pensarci.
    Mi volto ancora e ancora, fino a quando mi sembra di vedere qualcosa.

    Sono uscita ma mia madre ha il wi fi ohohiho
    Sorrami se ho scritto poco ma sto dal cellulare in macchina. :c
     
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68 replies since 8/5/2014, 17:51   553 views
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